BARI – “I diritti dei pazienti affetti da celiachia non sono diritti di serie B. Proporrò immediatamente al Senato una mozione perché sia ripristinata, nell’ambito della normativa europea, che poi dovrà essere recepita a livello locale, questa verità essenziale. E la Puglia presenta casi significativi, con 7600 casi censiti nel 2011, per la maggioranza donne (5.391), di cui il 77,5% in età adulta.
La celiachia, come sottolinea giustamente il presidente dell’Associazione italiana celiaci, di cui condividiamo fortemente le preoccupazioni in merito all’approvazione del nuovo regolamento da parte del Parlamento europeo, non è una moda alimentare, ma una patologia autoimmune, da diagnosticare con metodi scientifici e che trova nella dieta alimentare priva di glutine, l’unica terapia idonea a proteggere la salute da gravi e severe conseguenze, anche irreversibili.
Lo scorso anno ho condotto, in Commissione Sanità e poi nelle aule del Senato, una battaglia che ha portato all’ adozione di una mozione che puntava a neutralizzare una norma sull’etichettatura degli alimenti speciali che se fosse stata approvata così come pensata dalla Commissione Ue avrebbe arrecato gravi danni perché, tra gli altri, non contemplava un principio fondamentale: quello della sussidiarietà. Oggi, come ieri, sono ancora più convinto che questa battaglia, che si annunciava già dura, vada reiterata e indirizzata sull’approvazione del nuovo regolamento 253/2011 avvenuta nei giorni scorsi al Parlamento europeo e che riconosce praticamente tutti i casi di patologie che richiedono una dieta particolare per la tutela della salute, tranne la celiachia. L’intervento della Commissione Europea, svolto in nome della semplificazione, ignora la necessità di continuare a tutelare alcune categorie sensibili e vulnerabili di consumatori, come quella dei celiaci, e comporta una serie di rischi: perché il regolamento rimuove di fatto la speciale protezione riservata ai celiaci garantita da una normativa stringente sui requisiti nutrizionali specifici e sui controlli relativi. La normativa generale sugli alimenti di consumo corrente, infatti, non garantisce in maniera adeguata le categorie sensibili di consumatori, come i celiaci, che richiedono una dieta sanitaria e “salva vita” e che consumano quantitativi consistenti di prodotti dietetici, che, quindi, devono garantire a questi pazienti requisiti specifici e restare sottoposti a rigorosi controlli. Trasferire la tutela dei consumatori celiaci, portatori di una specifica patologia, ad un Regolamento generale, il Regolamento sui claim nutrizionali e salutistici, che interessa la generalità dei prodotti alimentari destinati al comune consumatore, è inappropriato e inaccettabile. La situazione italiana, poi, è messa ancora di più a rischio, in quanto, in Italia, la proposta porterebbe all’abrogazione del Decreto legislativo 111 del 1992 (norma nazionale di recepimento delle Direttive europee sui dietetici) e quindi del Registro Nazionale dei prodotti dietetici senza glutine. Sul fronte culturale, poi, occorre un adeguato intervento informativo, con il potenziamento di sinergie preziose sul territorio tra operatori, istituzioni, ordini e associazioni, in modo da neutralizzare pericolose derive pseudo-salutistiche che, confondendo la sensibilità al glutine con la vera e propria malattia celiaca, mettono a rischio la diagnosi e la sicurezza dei pazienti”. Lo dichiara in una nota il sen. Luigi d’Ambrosio Lettieri, capogruppo PdL Commissione Igiene e Sanità del Senato.